Il satellite della NASA “Solar Dynamics Observatory” (SDO) ha registrato le immagini in cui è ben visibile l’evento nell’estremo ultravioletto:
Il Flare visto dal satellite

La regione responsabile del brillamento, nominata con il numero progressivo AR3229, si trova attualmente sul lembo nord-est del disco solare e, insieme all’enorme quantità di energia liberata sulla nostra stella sotto forma di raggi X, ha prodotto anche il distacco di una porzione di massa coronale (Coronal Mass Ejection - CME).

Il Flare emesso dal Sole osservato con il coronografo Uno strumento dedicato a bordo del satellite “Solar and Heliospheric Observatory” (SOHO), detto coronografo, ha permesso anche di identificare l’emissione di massa coronale che, come un’enorme bolla di plasma, si stacca propagandosi poi nello spazio interplanetario.

Come si vede dal video, la CME è del tipo Partial Halo, ossia l'aumento di luminosità non occupa tutta la circonferenza del disco solare occultato dallo strumento propagandosi radialmente, ma ne prende solo una parte.

Perché questi eventi di intensa attività solare possano avere effetti sulla Terra, provocando delle tempeste solari, è necessario che i filementi di massa coronale siano diretti verso il pianeta, cosa che non è previsto che possa accadere in questo caso. Tuttavia, è possibile che, data l'intensità del fenomeno, abbiano luogo comunque dei disturbi ai sistemi tecnologici.