Era il 02 Luglio 1925 quando con Regio Decreto n°1431 nasceva l’Ufficio Presagi alle dipendenze del Commissariato per l’Aeronautica. Una riorganizzazione del Regio Ufficio di Meteorologia e di Geofisica che già dal 1923 aveva accentrato tutte le funzioni di osservazione e previsione svolte in ambito militare a partire dal 1865. Tra i compiti dell’Ufficio Presagi raccogliere le osservazioni al suolo ed in quota per sviluppare previsioni che fossero d’ausilio alla navigazione aerea e marittima. Con l’avvento del volo ed i tragici eventi della Prima Guerra Mondiale sempre di più ci si era, infatti, resi conto dei vantaggi operativi che potessero derivare dalla conoscenza del tempo atmosferico. Da qui la necessità di implementare una rete osservativa sempre più capillare e dei processi previsionali sempre più elaborati.
Meteogramma di supporto operativo fornito per il Raid di Tokyo compiuto nel 1930 dagli aviatori Francis Lombardi e Gino Cappannini
Oggi l’Aeronautica Militare conta 71 stazioni al suolo di ultima generazione, ogni giorno effettua da sei delle sue basi il lancio di palloni sonda per misurare i principali parametri meteorologici dalla superficie alla Stratosfera; osserva l’atmosfera dall’alto grazie a satelliti geostazionari e polari, invia e riceve dati da tutto il mondo su reti dedicate. Una mole di informazioni che i modelli matematici assimilano ed elaborano con sistemi di super calcolo per fornire previsioni ogni giorno più diversificate ed accurate. Un processo di crescita che viaggia verso frontiere sempre più ambiziose con lo studio dell’interazione tra Sole e Terra, lo Space Weather, e con lo sviluppo di modelli di intelligenza artificiale. Tutto questo, nel solco della continuità, nell’assicurare un supporto efficace e continuo non solo agli assetti operativi della Difesa, della Nato e dell’Unione Europea ma anche al Sistema di protezione Civile, alla comunità nazionale ed alle sue attività produttive.
Un mondo che forse il prof. Filippo Eredia, primo direttore dell’Ufficio Presagi, cento anni fa non poteva neppure immaginare. Eppure tutto era già nella parola presagio e in quel verbo latino sagire da cui deriva, che significa avere spirito, intuire. Presagire è, dunque, prevedere con intuizione sulla base di fatti osservabili. E allora chissà che il prof. Eredia non l’abbia presagito questo Servizio Meteorologico del 2025, guardando ai segni che erano già lì: la passione, la competenza, la dedizione e lo sguardo sempre rivolto al futuro.