Nonostante la fase di massimo del ciclo solare undecennale che stiamo attraversando quest’anno, l’attività solare in questi giorni è piuttosto tranquilla. Due immensi buchi coronali, però, uno nell’emisfero Nord e uno in quello Sud, sono rivolti verso il nostro pianeta. Nell’immagine in basso, ripresa dal satellite Solar Dynamic Observatory (SDO) della NASA, sono ben visibili le proporzioni della strutture presenti sulla superficie del Sole, a confronto con le dimensioni della Terra. Essi appaiono scuri nelle immagini nell’estremo ultravioletto (EUV) poiché sono più freddi e presentano una densità di plasma significativamente più bassa rispetto alle aree circostanti.
Immagine del Sole immortalata il 29 Gennaio dal satellite della NASA Solar Dynamic Observatory (SDO) alla lunghezza d’onda di 211 Å. In alto a sinistra le dimensioni della Terra in scala.
I buchi coronali sono regioni dell’atmosfera solare, nota come corona, in cui i campi magnetici del Sole si aprono verso lo Spazio anziché richiudersi su sé stessi. Questa configurazione agevola quindi la fuoriuscita del plasma solare, composto principalmente da particelle cariche come protoni ed elettroni, che riesce a sfuggire all’attrazione gravitazione della nostra stella e viaggia a velocità elevatissime nello spazio interplanetario. Nei prossimi giorni, a causa della rotazione del Sole su stesso, i buchi coronali si porteranno in una posizione, detta geoeffettiva, che lo vedrà rivolto direttamente verso la Terra, massimizzandone quindi i potenziali effetti sul campo magnetico del nostro pianeta. In particolare il più esteso trai due, quello situato nell’emisfero settentrionale, potrebbe iniziare ad influenzare le condizioni geomagnetiche nel prossimo fine settimana… ad esempio aumentando la probabilità di osservazione delle aurore!