In realtà la magnetosfera terrestre ha subito in quei giorni uno shock dovuto all'arrivo di due Coronal Mass Ejections (CME): la prima sabato 4 novembre e la seconda domenica 5. La perturbazione del campo geomagnetico dovuta all’arrivo della prima CME, è stata di minore intensità ed ha causato una tempesta geomagnetica di classe G1: il primo livello di una scala da 1 a 5. Il distacco della bolla di plasma scagliata il 31 Ottobre è ben visibile nell’animazione di seguito ripresa dal coronografo LASCO a bordo del satellite SOHO.
Il giorno successivo la magnetosfera ha subito una ulteriore sollecitazione dovuta all’arrivo della seconda CME, più intensa della prima. Dalle immagini in basso possiamo distinguere un alone quasi simmetrico che appare intorno al disco solare: ciò indica proprio che una grande quantità di plasma è stata emessa in direzione del nostro pianeta.
I due eventi sono avvenuti in concomitanza con un esteso buco coronale ad ovest del meridiano centrale (la zona scura si riconosce nell’immagine di seguito ripresa dal satellite GOES) in cui le linee del campo magnetico fuoriescono verso lo spazio interplanetario accelerando verso la Terra i flussi di vento solare.
Gli effetti dovuti all’interazione delle particelle cariche con il campo magnetico terrestre possono essere misurati in tempo reale attraverso una rete di magnetometri distribuita in tutto il mondo, che ha permesso di registrare proprio nella serata del 5 Novembre una tempesta geomagnetica di classe G3, un evento durato alcune ore.
Ciò ha alimentato la nostra magnetosfera trasferendole energia e vivide manifestazioni di aurore sono apparse in molte località alle alte e medie latitudini in tutto il mondo.
Gli elettroni energetici penetrano infatti fino ad altezze di 100-300 km e trasferiscono la loro energia a atomi e molecole di azoto e ossigeno, portandoli ad uno stato eccitato. Questi si diseccitano immediatamente per il processo della fluorescenza, riemettendo l’energia sotto forma di luce visibile alle lunghezze d’onda di rosso, blu, viola e verde in base alla specie atomica interessata ed all’altezza a cui avviene l’interazione.
Ma non tutti gli affascinanti bagliori osservati nel cielo nei giorni scorsi sono dovuti alle aurore boreali!
Un altro fenomeno ottico atmosferico che può comparire durante forti tempeste geomagnetiche è il SAR (Stable Auroral Red arcs): l’energia termica che alimenta le correnti ad anello presenti in ionosfera, che trasportano milioni di ampere attorno al nostro pianeta, viene poi dissipata proprio manifestando questi archi di luce rossa.
A “complicare” ulteriormente gli eventi del 5 novembre anche la comparsa di un altro fenomeno ottico chiamato STEVE, acronimo di ‘Strong Thermal Emission Velocity Enhancement’, che può accompagnare la più frequente Aurora Boreale. Questo fenomeno è legato a un flusso di plasma caldo che irrompe veloce nella ionosfera terrestre (90-500 km di altitudine) e si manifesta nel cielo come un nastro di luce viola, rosso, verde o bianco che può durare dai venti minuti a un’ora. Una delle sue caratteristiche è proprio quella di apparire a latitudini più basse, come il nostro Paese.
In questa galleria trovate alcune delle splendide immagini del cielo colorato che la tempesta geomagnetica ci ha regalato.