Ieri, 9 maggio, l’agenzia americana NOAA ha emesso un avviso per una intensa tempesta geomagnetica in arrivo nei prossimi giori. La classificazione delle tempeste geomagnetiche prevede una scala da G1 a G5, una misura dell'attività geomagnetica globale riferita alle fluttuazioni del campo magnetico terrestre in tutto il mondo. La tempesta attesa potrebbe arrivare al livello G4 di questa scala e, in termini di effetti potrebbe causare problemi diffusi di controllo della tensione e problemi dei sistemi di protezione, alcuni sistemi di rete potrebbero subire un collasso completo o blackout. I trasformatori potrebbero subire danni. In questi casi, inoltre, le correnti nelle condotte possono raggiungere centinaia di ampere, la propagazione radio ad alta frequenza (HF) potrebbe essere impossibile in molte aree per uno o due giorni, la navigazione satellitare potrebbe essere degradata per giorni, la navigazione radio a bassa frequenza potrebbe essere interrotta per ore, e l'aurora potrebbe essere osservata a una latitudine geomagnetica di 40° (Fonte NOAA -
Geomagnetic Storm Scale).
Nelle scorse ore, sono state osservate almeno cinque emissioni di massa coronale (CME, acronimo dell’inglese Coronal Mass Ejection), provenienti dalla superficie del Sole e dirette verso la Terra. Le CME consistono nell’emissione di una piccola porzione di atmosfera solare, principalmente particelle cariche, verso lo spazio interplanetario. Le emissioni di questi giorni, arriveranno sulla Terra a partire da questo venerdì, e persisteranno fino a domenica 12 maggio. Se le emisisoni che seguono i primi impulsi dovessero viaggiare a velocità superiore, il flusso di particelle cariche potrebbe inglobare (in gergo si definiscono CME cannibali) quello che lo precede dando luogo a disturbi geomagnetici più protratti nel tempo.
L’animazione successiva mostra l’emissione di CME multiple avvenute nei giorni scorsi e riprese dal coronografo LASCO, strumento che si trova a bordo del satellite SOHO (ESA/NASA). Al centro dell’immagine vediamo le emissioni di CME, mentre i due punti luminosi esterni sono i pianeti Giove e Venere. Questi ultimi non saranno impattati dall’evento, che invece impatterà pienamente la Terra.
L’attività solare degli ultimi giorni è stata avviata con l’emissione di alcuni brillamenti solari (solar flare) molto intensi. L’animazione successiva mostra l’emissione dei flare catturata dal satellite Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA. L’immagine a sinistra è riferita al flare dell’8 maggio, mentre l’immagine a destra si riferisce al flare del 7 maggio. In entrambi i casi le immagini sono acquisite in un canale che osserva una porzione dello spettro elettromagnetico dell’estremo ultravioletto, a una lunghezza d’onda di 131 angstrom.
Nell'immagine successiva, si nota il gruppo gruppo di macchie solari presenti sul disco della nostra stella. Le macchie solari costituiscono una regione attiva del disco solare, in questo caso denominata “regione 3664” dalla NOAA.
Gli esperti si attendono che la regione attiva darà luogo a ulteriore attività solare nelle prossime ore.
Nell’attuale ciclo solare, iniziato nel dicembre 2019, sono state osservate solo tre tempeste geomagnetiche intense. L’ultima tempesta geomagnetica di classe G4 è stata registrata lo scorso 23 marzo 2024, e l’ultima tempesta geomagnetica estrema di classe G5 risale alla famosa “tempesta di Hallowen” registrata nell’ottobre 2003. Tale evento di classe G5 ha prodotto danni alla rete elettrica in Svezia e in Sud Africa.
Tra gli effetti più spettacolari delle tempeste geomagnetiche rientrano sicuramente le aurore boreali. Infatti, nelle prossime ore si prevede che i fenomeni aurorali siano visibili a latitudini insolitamente basse, dal Canada al Nord America e Nord Europa.